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Un campanello d’allarme da non ignorare

Gen 27, 2025

Negli ultimi due decenni, il Cantone ha assistito a un progressivo deterioramento delle sue finanze pubbliche. Un dato su tutti: nel 2005 il debito pubblico cantonale ammontava a circa un miliardo di franchi. Secondo l’attuale piano finanziario, entro il 2028 questa cifra supererà abbondantemente i tre miliardi. Un debito triplicato in vent’anni rappresenta una traiettoria preoccupante, che solleva domande fondamentali sulla gestione della spesa pubblica, sulla sostenibilità di lungo termine e sull’equità intergenerazionale.

Il dato pro capite rende la situazione ancora più allarmante. Nel 2028 si prevede un debito pro capite superiore ai CHF 9’300. Questo livello non è semplicemente “elevato”: è altissimo. A metà degli anni ’90, lo stesso indicatore si fermava attorno ai CHF 2’000. È dunque quadruplicato in trent’anni. In questo contesto, chiedere una riduzione del debito non è solo legittimo e sensato, ma urgente e doveroso.

Il confronto con altri Cantoni
Il raffronto con gli altri Cantoni rende la situazione ancora più evidente: ben 22 Cantoni presentano oggi un indebitamento netto pro capite inferiore al nostro, spesso in modo significativo. Persino Cantoni governati da maggioranze di sinistra – come Berna (CHF 5’000) o Zurigo (CHF 2’600) – vantano numeri decisamente migliori. Dunque, il nostro livello d’indebitamento non è una fatalità, ma il risultato di scelte politiche e amministrative specifiche.

Capitale proprio in rosso
Un altro indicatore critico riguarda il capitale proprio, che è precipitato da oltre mezzo miliardo di franchi a -215 milioni nel 2024. Un capitale proprio negativo significa che il Cantone spende più di quanto ha e che la situazione patrimoniale si sta erodendo progressivamente. Siamo, tecnicamente, in una condizione di dissesto finanziario latente.

Bilanci in perdita: un trend costante
Se analizziamo i risultati d’esercizio tra il 2002 e il 2028 (secondo le proiezioni del piano finanziario), su 27 anni ben 19 chiuderanno con il segno meno. E questo nonostante il sostegno importante della Banca Nazionale Svizzera, che ha riversato al Cantone quasi 1,5 miliardi di franchi. In altre parole: anche con entrate straordinarie generose, non siamo riusciti a far quadrare i conti.

Spese fuori controllo
Le spese cantonali sono aumentate del 75% negli ultimi vent’anni. Ma non si tratta di investimenti produttivi. La principale causa è l’aumento esponenziale dei sussidi e delle sovvenzioni, che dal 2001 sono più che raddoppiati, crescendo a un ritmo superiore al 10% annuo. Oggi, oltre la metà della spesa cantonale è dedicata alla redistribuzione. Questo significa che stiamo spendendo senza generare nuova ricchezza, distribuendo risorse che non ci appartengono e aggravando il debito. Un caso emblematico è la spesa per la “pedagogia speciale”, passata da CHF 38,6 milioni nel 2015 a oltre CHF 80 milioni nel 2024. Raddoppiare in meno di dieci anni è un trend insostenibile.

L’impiego miope dei riversamenti della BNS
Nel 2024 il Cantone ha ricevuto 80 milioni dalla Banca Nazionale. Questi introiti, per loro natura, sono straordinari e imprevedibili. Eppure il Parlamento ha deciso di spenderli subito, come se fossero ricavi ordinari. Un atto di leggerezza che dimostra scarsa consapevolezza della crisi finanziaria in corso. Utilizzare queste entrate per finanziare nuove spese crea una trappola per il futuro: quando gli utili della BNS verranno meno, ci troveremo con spese aumentate, deficit strutturale aggravato e nessun margine di manovra.

Una riflessione doverosa
Ogni famiglia prudente sa che non può spendere tutto ciò che guadagna oggi, senza pensare a domani. Lo stesso principio vale per un Cantone. Ridurre il debito oggi significa pagare meno interessi domani, liberando risorse per investimenti o per far fronte a nuove esigenze. È un atto di buona gestione, ma anche di rispetto verso le future generazioni. Se vogliamo parlare seriamente di sostenibilità e equità, dobbiamo chiederci: è giusto trasferire ai nostri figli e nipoti il peso delle nostre scelte? È corretto che siano loro a pagare prestazioni e benefici che stiamo consumando noi oggi?

Il bivio: fare gli Svizzeri o gli Italiani?
L’esperienza lo dimostra: i Cantoni meno indebitati sono quelli più ricchi e dinamici. Meno debito significa più flessibilità, più credibilità, più possibilità di investire in modo mirato. L’alternativa è seguire la via italiana: spesa pubblica fuori controllo, debito crescente, margini di manovra sempre più ridotti e tasse più alte.

Conclusione: una scelta di responsabilità
Alla luce della situazione attuale, sarebbe responsabile e lungimirante utilizzare sistematicamente gli utili della BNS per ridurre il debito cantonale. Nessuno – conti alla mano – può sostenere che questa scelta sia sbagliata. È la sola via che permette di uscire da un circolo vizioso di spesa incontrollata e indebitamento cronico. Serve una svolta culturale, una politica che guardi al futuro con serietà e disciplina. Perché i debiti di oggi sono le rinunce di domani. E non possiamo permetterci di scaricare il conto sulle prossime generazioni.