Nel tentativo di risolvere un problema non c’è niente di peggio di crearne un altro ancora più grande. È questo il rischio sottoposto a noi ticinesi, che a fine mese decideremo sull’estrema «Iniziativa per il 10%» del PS. Il problema alla base? I costi della sanità: da tempo fuori controllo e non più sostenibili. La soluzione sono riforme, una pianificazione ospedaliera coraggiosa e incentrata sulla qualità e la rimozione di incentivi che oggi inducono un po’ tutti ad approfittare del sistema, delegando la fattura agli assicurati.
Il pericoloso menu socialista invece propone una ricetta del tutto inefficace contro l’aumento dei costi sanitari e al contempo sproporzionata nelle sue dimensioni e nei suoi impatti. Il Ticino è già oggi tra i cantoni più generosi nel sussidiare i premi di cassa malati per i redditi modesti e… non troppo modesti. Attualmente vengono sostenute –inspiegabilmente – anche economie domestiche con redditi superiori ai 10 o 12’000 franchi mensili. Con l’iniziativa al voto, i quasi 400 milioni di sussidi aumenterebbero di ulteriori 300 milioni. Per i conti cantonali, già dissestati e gravati nei prossimi anni da centinaia di milioni di incrementi a motivo della riforma EFAS o della possibile abolizione del valore locativo, è un colpo a dir poco insostenibile.
Va dato atto agli iniziativisti che – forse alla luce delle incredibili cifre e dei disavanzi previsti – pochi giorni fa si sono sentiti di ipotizzare possibili vie per colmare le voragini finanziarie. I rimedi presentati non sono innovativi: aumenti di imposte per tutti i proprietari di case, aumenti di imposte sui risparmi – che vanno colpire spesso gli anziani e disincentivano al risparmio i giovani – e sensibili aumenti delle imposte cantonali per tutti quanti. Ipotesi di contenimento sui costi della sanità in Ticino? Nessuna. E questo è doppiamente un problema dal momento che attraverso il meccanismo del 10%, automaticamente ad ogni aumento futuro di costi della sanità aumenteranno di pari passo i sussidi.
No, questa è una politica troppo facile. Aumentare le imposte a famiglie e imprese o aumentare il debito dello Stato non rappresenta una visione politica lungimirante e non necessita particolari abilità. Dalla nostra politica, in tempi burrascosi come oggi, è lecito aspettarsi soluzioni incisive, priorità, riforme, e un po’ più di coraggio. In caso di approvazione dell’iniziativa resteremo tra i cantoni con i costi sanitari più alti e in più scaleremo le vette verso quelli più indebitati.
Sono certa che deponendo almeno in parte le armature ideologiche e sedendosi ad un tavolo di dialogo aperto e oggettivo sia possibile trovare insieme delle soluzioni attuabili. Ma servono fatica e coraggio. I costi sanitari vanno contenuti e, come fatto finora, è necessario sostenere le fasce più deboli. Ma il 28 settembre il futuro del Ticino dipende da un NO ad un’iniziativa che getta benzina su un fuoco ormai divampante.
Nicoletta Casanova, presidente AITI